Dal 18 al 21 maggio 2013 saremo in Provenza, dove ci esibiremo in una serie di concerti organizzati da un’associazione locale. Questo è il programma:
Monteverdi | Cantate Domino |
Monteverdi | Deus tuorum militum |
Cavalieri | O che nuovo miracolo (La pellegrina) |
Gastoldi | Il Bell’umore, Il Risentito, Il Ballerino, Il Martellato |
Fauré | Pavane e Madrigal |
Holst | Choral Hymns from the Rig Veda, 3rd group |
Mormina, Del Baglivo | Ut |
Mormina | Ave Maria |
Berlin | Puttin’ on the Ritz |
Shearing | Lullaby of birdland |
NOTE:
Claudio Monteverdi :”Cantate Domino” .
È un breve Mottetto a sei voci, pubblicato nel 1620, che alterna lo stile omofonico a quello contrappuntistico; quest’opera rivela la profonda esperienza monteverdiana del Madrigale, anche nella capacitá di alternare le sezioni vocali, trovando sempre nuove combinazioni e alleggerendo così il tessuto compositivo.
Emilio de’Cavalieri: “O che nuovo miracolo”.
Questo brano fa parte dell’Intermedio (Intermezzo) della commedia “La pellegrina “, eseguito nel 1589 a Firenze per le nozze di Ferdinando de’Medici e Cristina di Lorena. Romano di nascita, de’Cavalieri fu uno dei motori organizzativi dell’arte fiorentina di quegli anni, contribuendo anche a creare le premesse per la nascita del Melodramma. Anche ” O che nuovo miracolo” mostra molti caratteri della danza, comprese molte trasformazioni ritmiche, che vivacizzano il dialogo fra soprani e il resto del coro. Il testo celebrativo fu scritto da Laura Guidiccioni a musica ultimata, rivelandone quindi una certa inevitabile subalternitá.
Giovanni Giacomo Gastoldi: “Balletti a tre e a cinque voci”.
Gastoldi fu un cantante e compositore tardorinascimentale ( morì nel 1609) attivo soprattutto a Mantova, dove operò anche Monteverdi, che sicuramente tenne conto della sua lezione. Divenne famoso per i suoi ” Balletti”, semplici composizioni ispirate alle Villanelle di stampo popolare, con spiccate attitudini ritmiche e concatenazioni armoniche elementari. Gastoldi venne pubblicato anche in Inghilterra e in Germania, dove in seguito anche J.S.Bach utilizzò un suo tema, parafrasandolo nel preludio corale BWV 615.
Gabriel Fauré:
Fauré dedicò la “Pavane” op. 50 (1887) alla contessa Greffulhe, ricca mecenate e grande ammiratrice della sua opera, la quale in seguito convinse il cugino conte Robert de Montesquiou a scrivere alcuni versi per una parte corale da aggiungere al brano strumentale. Fauré compose quindi le sobrie parti vocali con l’intento di aggiungere un colore supplementare alle eleganti melodie della parte strumentale predominante.
Il “Madrigal” op. 35 (1883) inizia con un tema presentato su imitazione prima dalle voci maschili poi da quelle femminili e si muove sempre in un clima di grazia incomparabile, dalle sottili armonie modali che richiamano il linguaggio antico del madrigale.
Gustav Holst: i “Coral Hymns from the Rig Veda” (1910) sono tra le opere più riuscite di Holst, appassionato studioso di sanscrito e della mitologia hindu. Il compositore inglese aveva già scritto tra il 1900 ed il 1908 due opere di ambientazione indiana “Sita” e “Savitri”; la prima, per grande orchestra, è ancora fortemente influenzata da Wagner mentre la seconda è una breve opera da camera.
Gli “Inni” si avvalgono di mezzi ancora più ridotti: il coro femminile a quattro voci è sostenuto dal solo affascinante suono dell’arpa, fluido ed etereo quando descrive lo scorrere delle acque (Hymn to the waters), ricco ed intenso quando le voci esaltano la potenza degli dei e delle forze della natura.
Simone Del Baglivo-Andrea Mormina : “UT” . È un brano scritto a quattro mani da Del Baglivo – cantautore e Mormina – compositore. Con la sillaba “Ut” si designava anticamente la nota “Do”; fu Guido d’Arezzo (995 ca.-1050) a utilizzare per primo le sillabe Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La, per denominare i gradi della scala (di sei suoni) allora in uso. Egli trasse questi nomi dalle sillabe iniziali dei versi di un inno gregoriano dell’VIII secolo, l’Inno a San Giovanni, molto noto ai cantori dell’epoca, in quanto San Giovanni era il protettore delle ugole. Nel Seicento la sillaba “Ut” venne sostituita dal “Do” e infine si arrivò alla scala moderna con l’aggiunta della nota “ Si”.
“Ut” nasce , sotto forma di canzone, dal desiderio di Del Baglivo di rendere un moderno omaggio alle note stesse e al poderoso edificio musicale da esse scaturito nel corso dei secoli. In seguito Mormina dà alla composizione una veste polifonica, riscrivendo il brano per coro misto a quattro voci con l’aggiunta del pianoforte e dell’arpa.
Andrea Mormina:”Ave Maria”. Scritta nel 2012, questa Ave Maria intende trovare delicate sonorità neotonali in equilibrio tra armonie arcaiche e impressioniste, con vigorosi innesti ritmici asimmetrici e minimalisti.
Il quadro generale è quello di una visione della figura di Maria molto serena e gioiosa, quasi popolare, con l’eccezione di una breve sezione maschile più scura e meditativa. Prima esecuzione.
Irving Berlin: “Puttin on the Ritz” canzone scritta nel 1929 per l’omonimo musical di Harry Richman, venne ripresa da Fred Astaire nel film “Blue skies” del 1946. Il titolo significa “vestire alla moda” (come all’elegante hotel Ritz di Parigi) e allude al modo di vestire vistoso dei nuovi benestanti che passeggiano su e giù per Park Avenue.
George Shearing: “Lullaby of Birdland” è lo standard di maggior successo del pianista-compositore inglese. Cieco dalla nascita, compie presso un istituto specializzato gli studi di musica classica e continua a dedicarvisi per tutta la vita, mentre la sua carriera jazzistica lo porta a collaborare con grandi nomi quali S. Grappelli, T. Thielemans, M. Tormé, G. Burton e ad incidere per le maggiori case discografiche americane.